/Grazie Elio d'avermi raccomandato Giiuseppina storico discorsso
ottenuto nell II Congresso Regionale dei
Socialisti Italiani del litorale tenuto a Pola li 25-26 dicembre nel 1899..
Sembra sia letto per la prima volta ! /
„Trattare del movimento femminile in un paese quale e' il
nostro e' avvilimento, e' dolore.
La donna di tutta la Regione Giulia non ha fatto un
passo sulla via battuta da quel partito che ha scritto sulla rossa bandiera la
fatidica parola-Avanti!
Tutto si muove
atorno a lei: essa e' immobilizzata sotto il peso dell'atavismo, nelle tenebre
dell'ignoranza intellettuale. Sente le ingiustizie che la colpiscono, tanto
nella vita sociale che nella famigliare, se ne attrista e lamenta , ma ritiene
che Dio e la natura l'abbiano condannata a subirle. Sa che la redenzione
femminile si va effettuando , non soltanto nella libera tera degli Stati
Uniti d' America, ma anche in Francia ,
in Inghilrerra, sa che l'orizonte degli studi femminili si allarga fino al
dottorato anche nella Russia, ma pensa
che le condizioni dei nostri paesile impongano il dovere delle antiche consuetudini,
sicche'il libellarvisi costituirebbe per lei una specie di lesa riservatezza ,
di offuscata dignita' femminile.
Mulier subiecta viro! S' intima alla giovinetta mentre
solennemente unsce la propria sorte all'uomo che la scelse in risposa.; e quel
comando rituale , che e' una riminiscenza dello stato di schiavitu' in cui
veniva tenuta l'antica donna ebrea. essa, dopo averlo accettato come un dover religioso,
inconsciamente lo isinua coll' esempio delle abitudine sommesse, nell animo
delle figlie . Cosi' l'abitudine soggezione elimina l'idea dell' egualianza,
sopprime l'impulso di progredire , infianchisce le forze morali insomma, e
raffina soltanto la innata arte
femminile dell'astuzia; crea dunque l'abbrutimento morale della donna.
In tali condizioni io giudico che si trovi la donna delle
provincie adriatiche..
***
Ed io ho accettato
l'incarico di trattare del movimento femminile in rapporto all'idea
revoluzionaria del socialismo ? Ahime'!
dove sono i fatti che mi suggeriscano la parola? Dove la manifestazione di un'
idea nuova che accenni a suscettibilita d'iniziattiva, o almeno di consentimento alla
revoluzione civile che in Marx ebbe il suo piu'ardito banditore ? Io assisto
bensi a comizi e congressi ai quali partecipano alcune donne; so di qualcuna
che lege il nostro giornale con interessamento; so che altre di nascosto, per
non compromettere –come suolsi – il decoro del sesso, assecondano il movimento
sociale; so che taluna ha il coraggio di manifestare e sostenire pobblicamente la sua fede , ma qui tutto si
arresta la mia conoscenza .
Esisste fose in
tutta la Regine
adriatica un solo Circolo femminiledi studi sociali ?
Si e' fatta mai
un'adunanza pubblica o privata di donne, alo scopo di trattare qualsiasi
argomento che fosse almeno d'interesse
femminile ?
Lasci a voi la risposta.
Ebbene: giacche'di progresso femminile non mi e' dana la compiacenza di parlare , mi assumo la dispiacenza di
parlare delle condizioni sociali, famigliari , economiche che
condannano la donna dei nostri paesi ad un stato di
passivita', molto dannosa al locale
movimanto dell'idea rivoluzionaria.
***
Il sentimento nazionale che rende reciprocamente nemici e
battalgieri i borghesi delle due schitte- itliana e slava – si acentua con
cieca ostinazione anche nel animo della donna, e costituisce uno stato
refrattario
all'idea dei nuovi
tempi. In causa della superficiale , o
del
tutto mancante
cultura storica, la donna istriana vede dintorno da se un mondo piccino che a
lei pare immenso, ed in esso , come
centro dell' universo, s'immagina che
debba per diritto dominare la nazionalita' a qui essa appartiene.
Di tale
convinzione figlia naturale e' l' intolleranza d'ogni altro principio,
l'orrore per chi manifesta un sentimento benevolo alla schiiatta con qui si ha comune la patria
, e che essa, la donna italiana, denota
coll'apellativo di straniera o barbara.
E siccome il socialismo si basa sul
principio internazionale, essa lo rispinge
quale un mostro, e cosi' condanna se' stessa a rimanere fuori del movimento sociale..
Ma il nazionalismo
e' destinato a sparire, non soltanto per influenza del socialismo che se estende e conquista le crescente generazione, ma ben anco
per l'incessante incrociamento delle schiatte , ond'e' che lentamente si vanno
modificando i caratteri tipici, tanto che per diostingure l'un popolo
dall'altro, non rimane altro che la favella. Il colorito della pelle , i
lineamenti, la complessione, il nome , piu' non sono distintivi fra uno e
l'altro popolo; abbiamo quidi degli italiani col nome Dusich, Ghersa.
Rascovich; degli occhi grigi , dalle mondibole sporgenti; slavi con occhi e
capelli nerissimi, forme gentili e profilo romano. Quali piu' manifesti
contrassegni della mistione dei due popoli ?
La roccia che si
sgretola sotto l'azione delle forze
naturali mi da' l'immagione del
nazionalismo che si disolve sotto l'alito vivificatore della fratellanza universale ; essa e dunque un
nemico a meta' vinto: il tempo travolgera' cio' che di esso vaneggiando
ancor vive.
Quello che piu'
tardi cedera ' il domino feminile e' il clericalismo che le anime piccole
confondono col „principio religioso sempre rispettabile e superiore ad ogni
argomento politico“.
Dal pergamo, dai
libri di propaganda la donna sente dir male
del socialismo, che sarebbe
„nientemeno che un mostro procreta dal Satana per distrugere la sublime
dottrina del Nazareno, per inbestialire l'amore, per sopprimere ogni credenza in un mondo spirituale .
Essa ne e' sbigottita ; e sebbene dal
principio del coletivismo sociale veda emergere
il concetto evangelico dellas soliedarita' umana, del diritto comune ai beni
temporali.“, essa rimane li', immmobilizzata tra i se, i ma, i sara';
esiccome piu' delluomo prova le miserie della
costituzione fisica, siccome su lei pesa
piu' terribilel'ingiustizia del
convenzialismo sociale, cosi' sente il bisogno di treincerarsi nel misticismo , di agraparsi alla speranza
di un bene eterno , al cui confronto la
questione sociale sarebbe un passatempo da fanciulli. D'altronde , la
ristrettezza della cultura inttelletuale non li permete il libero volo
dell'indagine : campa in buona fede , calma e serena, senza rimorsi di
coscienza, senza sgomenti per l'ignoto; e dall'immobilita' del dogma trae la sentenza fatalista dei- cosi' e' sempre stato e sempre sara'..
Ahime'! come
attendersi un movimento in senso socialista
fra queste felanghi di esseri passivi , sottromessi, inttellettualmente
nulli, pupili di fronte alle leggi ,
privi per fino del voto amministrativo, e quindi senza rapresenanti. Senza
difesa della vita dei Municipi e del
Stato? Sarebbe da stupire piuttosto se
un movimento ci fosse.
Qui suggestionate dalla rettorica di nazionalismi
acchiappanuvoli, li strette nelle reti dell'astuto, intolerante clericalismo,
dovunque attanagliate dalle condizioni
economiche , sia nelle sartorie, nei negozi, nelle fabriche , nei magazzini,
negli uffici postali,e telegrafici , in queli di sociali e private
ammintrazioni , nelle tipografie e per
fino nelle scuole publiche ; sia come domestiche o serve presso le famiglie , o quali lavoratrici
d'ago, di maglia , d'uncino, qualunque sia loro accupazione , esse formasno
sempre la parte piu' conculcata e negletta, piu' avvilita e infelice
dell'umano consorzio. Lavorano come l'uomo? Non importa ! A loro un
compenso minore perche' donne.
E sulla base di
questo ilogico ragionamento, s'inalza
l'edifizio sociale della concorrenza
spietata al lavoro maschile ,
concorrenza, nei raporti publici , raffermata, sanzionata dalle leggi.
Difatti ecco la
donna quale mezzo di risparmio anche
nella scuola popolare e citadina, ultimo gradino acui nei paesi nostri le si permetta di salire ; eccola con un abilitazione di piu'- i lavori domestici- lavorare un'ora
al giorno piu' dei maestri e percepire il 20 per cento di meno sugli onorari di questi; eccola , e non soltanto a Trieste , priva per
fino del diritto di avere una famiglia. E cosi negli uffici postali,
telegrafici,, negli instituti assicurazioni, oltre all'obligo del nubilismo, a lei un paga
minore di quella che percepiscono gli impiegati della stessa categoria . Cosi'
quale casiera dei negozi, ove
inchiodata al vigile banchetto durante
12 ore, con un'ora e mezza di riposo meridiano, essa percepisce la meta' della paga che nelle medesime
condizioni , conle stesse capacita', percepisce un cassire.
Oservate la donna
nelle sartorie: ivi pure un orario
di 12, fino a 14 ore , con un'ora e mezza di intervallo; per compenso di
una mercede che va dai 10 soldi ai 15 fiorini settimanali. Seguitela negli magazzini, nelle fabriche di
carta , di pasta, , di cordami , di birra , d'imagliatura e in quate altre la donna e' ammessa quale
mezzo di speculazione. E di inumano sfrutamento; fatevi forza contro l' aere fetente
che ammorba i depositi delle
spazzature : entrate anche in questo regno
dei microorganismi, e cui pure come in altri della breve scala sociale,
da me oggi percorsa , noi vedremo la donna lavorare quanto e come
al suo posto lavorerebbe un uomo,
domandate pero' qule e' il suo salario, e vi sapra dire che e'
inferiore di un terzo , talora della
meta' a quello di un uomo.
Tutte queste
condizioni d'iferiorita' che gravano
sulla donna contribuiscono a reprimere
in lei ogni sentimento di fiducia nelle proprie forze ; cioe' nella
lunga abitudine di asser tratata quale
un essere inferiore , consegue la persuasione di una reala inferiorita', quindi
l'impotenza d'ogni iniziativa per elevarsi
si fa veramente naturale..
Tale e' la donna della regiona Giulia . E come invece di parlare di movimento femminile, io sono costreta a deplorare
la stazionarieta' femminile, rivelandone le cause, che tutte , tutte
risciodono al di
fuori di lei, nell'organizzazione sociale, in cui nulla c'e piu' di buono,
trane la certezza del suo prossimo
crolo. Ma non ho terminato. Carita' del
natio loco parla anche a noi
internazionali, benche detti senza
patria, e mi richiama alla mente la
donna slava istriana , quela che da
oltre 1000 anni, da' alla i robusti coltivatori, s che inaguamente viene tuttora designata , da intolleranti nazionalisti italiani, con nome di straniera.
Analfabeta da secoli che per lei non hanno , ne storia ,
ne numero, relegata , di solito in casolari
isolati, dispersi a distanza di ore, come le condizioni ele piccole
proprita'impongono, o riuniti in gruppiche chiamansi ville, perche' non hanno
nemmeno il carattere di villaggi; ta
enuta dall' luomo in soggezione brutale ; condannata a dar figli, a lavorare, a
ubbidire; terrorizzata dalle minace di
una giustizia primitiva che nel mondo
dell'eternita' cadrebbe su quelle donne
che si fossero ribellate al poter autoritario, dispotico del capo di casa che e'sempre un uomo; obbligata
a subire i maltrattamenti, non di
rado le persone del marito, preche' una separazione la coprirebbe di abbrobio
nell'opinione altrui; la donna slava
dell' Istria e' nella statistica dei popoli una qualita' numerica, priva di
qualisiasi altro significato che quello
del dolore.
Ma chi naque
istriano, e visse osservando l'opera dei negletti coltivatori delle campagne;
chi sente nel nome della patria un
complesso di genti varie , un cumulo di
fatti e di memorie prossime e remote , collegate in una unita' storica e geografica; chi non vuole spezzare il
legame dei reciproci doveri o diritti, perche
sente che spezzandoli ferirebbe il cuore della patria in cui ambe le
schiatte devono trovarsi riunite ,
coinvolte dallo stesso palpito; colui compiange la donna slava , deplora
l'abbandono in cui l'egemonia
italiana l'ha lasciata , e vorebbe suscitare
un sentimento di fraterna carita'
fra le genti incivile dell'Istria ,
acciocche' quella poveretta
venisse elevata al grado di
creatura umana.
Ahime! Se il
principio internazionale non scendera'
in campo a spezzare le armi fratricide
dei due popoli che vicendevolmente
tentano sopprimersi, e dilaniandosi
l'un l'altro procurano la rovina morale , economica della patria comune, non ci sara' redenzione per la donna
slava, non progresso civile , non economico rifiorimento neppure per gli
Italiani.
Ma noi abbiamo fede
lell'idea rivoluzionaria venuta dal
settentrione colla parola
Marx , preparata dai secoli, vaticinata dalla santa dottrina di Colui , che sula croce confermo' il principio dell'ugualianza fra
gli uomini tutti , la sparizione del mio e tuo. Da Trieste, ove or fanno 12 anni, quella idea piantava le prime tende con pochi coraggiosi
tuttora pronti al sacrificio di se'
stessie sempre sulla breccia , essaora prende posizione in tutta la Regione
Giulia , dal Nevoso al Promontore.
Oggi a Pola , fra
le austere memorie di un mondo antico ,
essa riconferma solennemente la sua , e reca la promessa di un nuovo mondo civile, economico, morale.
Se la donna istriana assecodera' l' idea
rivoluzionaria , meno ardua ne rendera' l'azione ; se continuera'ad eserle
ostile , allora vera ' da essa forzamente conquistata . In anbo i
casi il socialismo avra liberato la Regione Giulia da un nazionalismo ormai resosi dellituoso, avra' fatto di essa un paese civile
che occupera' degnamente il bel
posto in cui la natura la pose. Tacera' allora l'arcadico, rettorico
vantodella millenaria civilta', i
lirismi per i leoni ele aquile
….romane . per i Cirili e Metodi , per gli stemmi russi e savoiardi; e i due popoli , nella
loro amata lingua materna ,
reciprocamente rispettata ,
allegreranno la patria istriana coll' inno dei Lavoratori,mentre la rossa
bandiera , spazziatto via ogni altro simbolo di sanguinose memorie , di
secolari servilismi, di puerili lotte campanilesche,sventolera'
dalle Alpi Giulie a Pola, emblema di amare
universale , di eguaglianza e liberta'.
(Omessa la chiusa e la proposta ).“
( Quest' opera di Giuseppina Martinuzzi mi e' stata regalata
nei novanta,nell'ocasione di una girata nei paesaggi istriani, Fermata di fronte d 'un negozio, ove ci attendeva una graziosa moglietina . Prendendo il suo sedile posteriore mi strinsse la mano,volendo dire,
dire, dire….
„ Mentre gli maschi parlano , stai zitta o pure essi fuori dalla macchina !“
Cosa poi rimane d'agiungre al nostro 2013.“
Un'auto, che la donna porti piu' veloce verso la
servitu' patriarca?!
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