ponedjeljak, 23. rujna 2013.

IL BESTIARIO DELLA REGIONE GIULIA



/Grazie Elio d'avermi raccomandato Giiuseppina storico discorsso ottenuto  nell II Congresso Regionale dei Socialisti Italiani del litorale tenuto a Pola li 25-26 dicembre nel 1899..
Sembra sia letto per la prima volta ! /

„Trattare del movimento femminile in un paese quale e' il nostro e'  avvilimento, e' dolore.
La donna  di tutta la Regione Giulia non ha fatto un passo sulla via battuta da quel partito che ha scritto sulla rossa bandiera la fatidica parola-Avanti!
  Tutto si muove atorno a lei: essa e' immobilizzata sotto il peso dell'atavismo, nelle tenebre dell'ignoranza intellettuale. Sente le ingiustizie che la colpiscono, tanto nella vita sociale che nella famigliare, se ne attrista e lamenta , ma ritiene che Dio e la natura l'abbiano condannata a subirle. Sa che la redenzione femminile si va effettuando , non soltanto nella libera tera degli Stati Uniti  d' America, ma anche in Francia , in Inghilrerra, sa che l'orizonte degli studi femminili si allarga fino al dottorato anche nella Russia, ma pensa  che le condizioni dei nostri paesile impongano  il dovere delle antiche consuetudini, sicche'il libellarvisi costituirebbe per lei una specie di lesa riservatezza , di offuscata dignita' femminile.
Mulier subiecta viro! S' intima alla giovinetta mentre solennemente unsce la propria sorte all'uomo che la scelse in risposa.; e quel comando rituale , che e' una riminiscenza dello stato di schiavitu' in cui veniva tenuta l'antica donna ebrea. essa, dopo averlo accettato come un dover religioso, inconsciamente lo isinua coll' esempio delle abitudine sommesse, nell animo delle figlie . Cosi' l'abitudine soggezione elimina l'idea dell' egualianza, sopprime l'impulso di progredire , infianchisce le forze morali insomma, e raffina  soltanto la innata arte femminile dell'astuzia; crea dunque l'abbrutimento morale della donna.
In tali condizioni io giudico che si trovi la donna delle provincie adriatiche..
                                                     
                                                                 ***

   Ed io ho accettato l'incarico di trattare del movimento femminile in rapporto all'idea revoluzionaria del socialismo ?  Ahime'! dove sono i fatti che mi suggeriscano la parola? Dove la manifestazione di un' idea  nuova che accenni  a suscettibilita  d'iniziattiva, o almeno di consentimento alla revoluzione civile che in Marx ebbe il suo piu'ardito banditore ? Io assisto bensi a comizi e congressi ai quali partecipano alcune donne; so di qualcuna che lege il nostro giornale con interessamento; so che altre di nascosto, per non compromettere –come suolsi – il decoro del sesso, assecondano il movimento sociale; so che taluna ha il coraggio di manifestare e sostenire  pobblicamente la sua fede , ma qui tutto si arresta la mia conoscenza .
   Esisste fose in tutta la Regine adriatica un solo Circolo femminiledi studi sociali ?
   Si e' fatta mai un'adunanza pubblica o privata di donne, alo scopo di trattare qualsiasi argomento che fosse almeno  d'interesse femminile ?
Lasci  a  voi la risposta.
Ebbene: giacche'di progresso femminile  non mi e' dana la compiacenza  di parlare , mi assumo la dispiacenza di parlare delle condizioni sociali, famigliari , economiche che
condannano la donna dei nostri paesi ad un stato di passivita', molto dannosa  al locale movimanto  dell'idea rivoluzionaria.
 
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Il sentimento nazionale che rende reciprocamente nemici e battalgieri i borghesi delle due schitte- itliana e slava – si acentua con cieca ostinazione anche nel animo della donna, e costituisce uno stato refrattario
  all'idea dei nuovi tempi.  In causa della superficiale , o del
 tutto mancante cultura storica, la donna istriana vede dintorno da se un mondo piccino che a lei pare  immenso, ed in esso , come centro dell'  universo, s'immagina che debba per diritto dominare la nazionalita' a qui essa appartiene.
   Di tale convinzione  figlia naturale  e' l' intolleranza d'ogni altro principio, l'orrore per chi manifesta un sentimento benevolo  alla schiiatta con qui si ha comune la patria , e che  essa, la donna italiana, denota coll'apellativo  di straniera o barbara. E  siccome il socialismo si basa sul principio internazionale, essa lo rispinge  quale un mostro, e cosi' condanna se' stessa  a rimanere fuori del movimento sociale..
   Ma il nazionalismo e' destinato a sparire, non soltanto per influenza  del socialismo  che se estende  e conquista le crescente generazione, ma ben anco per l'incessante incrociamento delle schiatte , ond'e' che lentamente si vanno modificando i caratteri tipici, tanto che per diostingure  l'un popolo  dall'altro, non rimane altro che la favella. Il colorito della pelle , i lineamenti, la complessione, il nome , piu' non sono distintivi fra uno e l'altro popolo; abbiamo quidi degli italiani col nome Dusich, Ghersa. Rascovich; degli occhi grigi , dalle mondibole sporgenti; slavi con occhi e capelli nerissimi, forme gentili e profilo romano. Quali piu' manifesti contrassegni della mistione dei due popoli ?
    La roccia che si sgretola  sotto l'azione delle forze naturali  mi da' l'immagione del nazionalismo  che si disolve sotto  l'alito vivificatore della  fratellanza universale ; essa e dunque un nemico a meta' vinto: il tempo travolgera' cio' che di esso vaneggiando ancor  vive.
   Quello che piu' tardi cedera ' il domino feminile e' il clericalismo che le anime piccole confondono col „principio religioso sempre rispettabile e superiore ad ogni argomento politico“.
     Dal pergamo, dai libri di propaganda la donna sente dir male  del socialismo, che sarebbe  „nientemeno che un mostro procreta dal Satana per distrugere la sublime dottrina del Nazareno, per inbestialire l'amore, per sopprimere  ogni credenza in un mondo spirituale . Essa  ne e' sbigottita ; e sebbene dal principio del coletivismo sociale  veda emergere il concetto evangelico dellas soliedarita' umana, del diritto comune ai beni temporali.“, essa rimane li', immmobilizzata tra i se, i ma, i sara'; esiccome  piu' delluomo prova le miserie della costituzione fisica, siccome  su lei pesa piu' terribilel'ingiustizia  del convenzialismo sociale, cosi' sente il bisogno di treincerarsi  nel misticismo , di agraparsi alla speranza di un bene eterno , al cui  confronto la questione sociale sarebbe un passatempo da fanciulli. D'altronde , la ristrettezza della cultura inttelletuale non li permete il libero volo dell'indagine : campa in buona fede , calma e serena, senza rimorsi di coscienza, senza sgomenti per l'ignoto; e dall'immobilita' del dogma  trae la sentenza  fatalista dei- cosi' e' sempre stato  e sempre sara'..
   Ahime'! come attendersi un movimento in senso socialista  fra queste felanghi di esseri passivi , sottromessi, inttellettualmente nulli, pupili di fronte  alle leggi , privi per fino del voto amministrativo, e quindi senza rapresenanti. Senza difesa della vita  dei Municipi e del Stato? Sarebbe da stupire piuttosto  se un movimento ci fosse.
   Qui  suggestionate dalla rettorica di nazionalismi acchiappanuvoli, li strette nelle reti  dell'astuto, intolerante clericalismo, dovunque attanagliate  dalle condizioni economiche , sia nelle sartorie, nei negozi, nelle fabriche , nei magazzini, negli uffici postali,e telegrafici , in queli di sociali e private ammintrazioni , nelle tipografie  e per fino nelle scuole publiche ; sia come domestiche o serve  presso le famiglie , o quali lavoratrici d'ago, di maglia , d'uncino, qualunque sia loro accupazione , esse formasno sempre  la parte piu' conculcata  e negletta, piu' avvilita  e infelice  dell'umano consorzio. Lavorano come l'uomo? Non importa ! A loro un compenso minore perche' donne.
    E sulla base di questo ilogico  ragionamento, s'inalza l'edifizio sociale della concorrenza  spietata  al lavoro maschile , concorrenza, nei raporti publici , raffermata, sanzionata  dalle leggi.
    Difatti ecco la donna  quale mezzo di risparmio anche nella scuola popolare e citadina, ultimo gradino  acui nei paesi  nostri le si permetta di salire ; eccola  con un abilitazione  di piu'- i lavori domestici- lavorare un'ora al giorno piu' dei maestri e percepire  il 20 per cento  di meno sugli onorari di questi;  eccola , e non soltanto a Trieste , priva per fino del diritto di avere una famiglia. E cosi negli uffici postali, telegrafici,, negli instituti assicurazioni, oltre  all'obligo del nubilismo, a lei un paga minore di quella che percepiscono gli impiegati della stessa categoria . Cosi' quale  casiera dei negozi, ove inchiodata  al vigile banchetto durante 12 ore,  con un'ora  e mezza di riposo  meridiano, essa percepisce  la meta' della paga che nelle medesime condizioni , conle stesse capacita', percepisce un cassire.
   Oservate la  donna  nelle sartorie: ivi pure un orario  di 12, fino a 14 ore , con un'ora e mezza di intervallo; per compenso di una  mercede  che va dai 10 soldi  ai 15 fiorini settimanali.  Seguitela negli magazzini, nelle fabriche di carta , di pasta, , di cordami , di birra , d'imagliatura  e in quate altre la donna e' ammessa quale mezzo di speculazione. E di inumano sfrutamento; fatevi forza  contro l' aere  fetente  che ammorba  i depositi delle spazzature : entrate anche in questo regno  dei microorganismi, e cui pure come in altri della breve scala sociale, da me oggi percorsa , noi vedremo la donna lavorare  quanto e come  al suo posto  lavorerebbe  un uomo,  domandate pero' qule e' il suo salario, e vi sapra dire  che  e' inferiore  di un terzo , talora della meta' a quello di un uomo.
    Tutte queste condizioni  d'iferiorita' che gravano sulla donna contribuiscono a reprimere  in lei ogni sentimento di fiducia nelle proprie forze ; cioe' nella lunga abitudine  di asser tratata quale un essere inferiore , consegue la persuasione di una reala inferiorita', quindi l'impotenza  d'ogni iniziativa  per elevarsi  si fa veramente  naturale..
    Tale  e' la donna della  regiona Giulia .  E come invece di parlare  di movimento femminile, io sono costreta  a deplorare  la stazionarieta' femminile, rivelandone le cause, che tutte , tutte
risciodono  al di fuori di lei, nell'organizzazione sociale, in cui nulla c'e piu' di buono, trane la certezza  del suo prossimo crolo. Ma non ho terminato. Carita'  del natio loco parla anche  a noi internazionali, benche detti  senza patria, e mi richiama alla mente  la donna slava  istriana , quela che da oltre 1000 anni, da' alla  i robusti  coltivatori, s che inaguamente  viene tuttora  designata , da intolleranti  nazionalisti italiani, con nome di straniera.
    Analfabeta  da secoli che per lei non hanno , ne storia , ne numero, relegata , di solito in casolari  isolati, dispersi a distanza di ore, come le condizioni ele piccole proprita'impongono, o riuniti in gruppiche chiamansi ville, perche' non hanno nemmeno  il carattere di villaggi;  ta
enuta dall' luomo in soggezione brutale ;  condannata a dar figli, a lavorare, a ubbidire; terrorizzata dalle minace  di una giustizia primitiva  che nel mondo dell'eternita' cadrebbe  su quelle donne che si fossero ribellate al poter autoritario, dispotico del capo di casa  che e'sempre un uomo;  obbligata  a subire  i maltrattamenti, non di rado le persone del marito, preche' una separazione la coprirebbe di abbrobio nell'opinione  altrui; la donna slava dell' Istria  e' nella statistica  dei popoli una qualita' numerica, priva di qualisiasi  altro significato che quello del dolore.
   Ma chi naque istriano, e visse osservando l'opera dei negletti coltivatori delle campagne; chi sente nel nome della patria  un complesso di genti  varie , un cumulo di fatti  e di memorie  prossime e remote , collegate in una  unita' storica  e geografica; chi non vuole spezzare il legame  dei reciproci  doveri o diritti,  perche  sente  che spezzandoli  ferirebbe il cuore della patria in cui ambe le schiatte  devono trovarsi riunite , coinvolte dallo stesso palpito; colui compiange la donna slava , deplora l'abbandono in cui  l'egemonia italiana  l'ha lasciata , e vorebbe  suscitare  un sentimento di fraterna  carita' fra le genti incivile  dell'Istria , acciocche'  quella  poveretta  venisse elevata  al grado di creatura  umana.
   Ahime! Se il principio internazionale  non scendera' in campo a spezzare le armi fratricide  dei due popoli che vicendevolmente  tentano sopprimersi, e dilaniandosi  l'un  l'altro  procurano la rovina  morale , economica della patria  comune, non ci sara' redenzione per la donna slava, non progresso civile , non economico rifiorimento neppure per gli Italiani.
   Ma noi abbiamo fede lell'idea rivoluzionaria  venuta dal settentrione  colla  parola  Marx , preparata dai secoli, vaticinata dalla santa dottrina  di Colui , che sula croce  confermo' il principio dell'ugualianza fra gli uomini tutti , la sparizione del mio e tuo. Da Trieste, ove or fanno  12 anni, quella  idea piantava le prime tende  con pochi  coraggiosi  tuttora pronti al sacrificio  di se' stessie sempre sulla breccia , essaora prende posizione in tutta la  Regione Giulia , dal Nevoso al Promontore.
   Oggi a Pola , fra le austere memorie  di un mondo antico , essa riconferma solennemente la sua , e reca la promessa  di un nuovo mondo civile, economico, morale. Se la donna  istriana assecodera' l' idea rivoluzionaria , meno ardua ne rendera' l'azione ; se continuera'ad eserle ostile , allora vera ' da essa forzamente conquistata . In  anbo  i casi il socialismo avra liberato  la Regione Giulia  da un nazionalismo ormai resosi  dellituoso, avra' fatto di essa un paese  civile  che occupera' degnamente il  bel posto  in cui la natura la pose.  Tacera' allora l'arcadico, rettorico vantodella millenaria civilta', i  lirismi  per i leoni ele aquile ….romane . per i Cirili e Metodi , per gli stemmi  russi e savoiardi; e i due popoli , nella loro amata lingua  materna , reciprocamente  rispettata , allegreranno  la patria istriana  coll' inno dei Lavoratori,mentre la rossa bandiera , spazziatto via ogni altro simbolo di sanguinose memorie , di secolari  servilismi, di puerili lotte campanilesche,sventolera' dalle Alpi Giulie a Pola, emblema di amare  universale , di eguaglianza e liberta'.    
         (Omessa la chiusa e la proposta ).“



( Quest' opera di Giuseppina Martinuzzi mi e' stata regalata  nei novanta,nell'ocasione di una girata nei paesaggi istriani,  Fermata di  fronte d 'un  negozio, ove ci attendeva  una graziosa moglietina .  Prendendo il suo sedile   posteriore mi strinsse la mano,volendo dire, dire, dire….
„ Mentre gli maschi parlano , stai zitta  o pure essi fuori dalla macchina !“

 Cosa poi rimane d'agiungre al nostro 2013.“

Un'auto, che la donna porti piu' veloce verso la servitu' patriarca?!

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