ponedjeljak, 8. srpnja 2013.

BRERA- LA POMPEI DEL NORD

Degrado e incuria nel centro di Milano

Benvenuti a Brera, la Pompei del Nord

a cura di 

Uno dei gessi abbandonati nei corridoi dell’Accademia di Brera, Milano
Brera, Accademia delle belle arti - Nei corridoi bui all’interno scorrono una dopo l’altra statue in gesso. Quelle che compongono la gipsoteca dell’Accademia, la più importante scuola artistica dell’Italia settentrionale insieme a quella di Venezia. Sono riproduzioni di statue di marmo, bronzo, terracotta, quasi tutte risalenti ai primi anni dell’Ottocento e uscite dalle botteghe degli scultori più rinomati dell’epoca, compresa quella di Antonio Canova.
Qualche turista passa e osserva stranito. Forse fatica a ricondurre alla dicitura trovata sulla guida quelle statue rotte, imbrattate, piene di scritte di pennarello. Sul lato destro del lungo corridoio interno - in quello che fu nel XIV secolo il Convento degli Umiliati e divenne nel 1572 Collegio dei Gesuiti -, si apre una porta. Passa un ragazzo con un camice, uno studente probabilmente. Ma chiunque può accedervi. Dentro statue in gesso abbandonate a sé stesse. 
Leonardo Piccinini, storico dell’arte e membro dell’associazione Amici di Brera , guida fino a pochi passi più in là e indica un rilievo. «È l’incoronazione di Napoleone re d’Italia. Era stato pensato per l’Arco della pace - spiega - ma l’arco fu finito solo dagli austriaci, certamente non interessati a mettervi l’incoronazione di Napoleone. Ha un’iconografia interessante, è una delle prime versioni dell’Italia turrita, quello che diventerà il simbolo della nostra nazione». Sta lì al buio, tra muri scrostati e bidoni della spazzatura. Qualche metro più in là spuntano dei vetri rotti e pasticciati da bombolette spray. Benvenuti in uno dei palazzi più rinomati del centro di Milano...
Brera, la Pompei del Nord



Ne ha lasciate molte di tracce, qui, la storia moderna dell’Italia settentrionale. Quando venne soppressa nel 1772 la Compagnia di Gesù, fu l’imperatrice Maria Teresa d’Austria a decidere la nuova destinazione laica del palazzo. Potenziò quanto era stato fatto dai gesuiti (l’Osservatorio astronomico e le scuole, che divennero le Scuole palatine). Ma volle creare anche la Biblioteca Braidense, l’Orto botanico e l’Accademia di Belle Arti. Sempre da qui passò il Piermarini, lo stesso architetto che a Milano alla fine del ’700 riorganizzò urbanisticamente il centro storico e progettò il Teatro alla Scala. L’arrivo di Napoleone Bonaparte, invece portò all’apertura della Pinacoteca e dell’Istituto lombardo accademia di scienza e lettere.
E proprio in questo proliferare di istituti sta (anche) la ragione del degrado di Brera. O meglio, nella mancanza di un progetto unitario o di una autorità unica che li coordini. In questo edificio convivono sei diverse istituzioni: l’Accademia, la Pinacoteca, la Biblioteca braidense, l’Osservatorio astronomico, l’Istituto lombardo e l’Orto botanico, ciascuna con i propri tesori da conservare, i suoi interessi da difendere, il suo pubblico, i suoi egoismi. Ma con un unico spazio da condividere. Una convivenza spesso conflittuale, combattuta a suon di numeri.
Il compelesso di Brera oggi raccoglie più di 15.000 volumi, 600 dipinti di cui una cinquantina antichi, 700 sculture della gipsoteca, più di 6000 disegni, 3000 stampe, 28.000 fotografie. Tra le opere della Pinacoteca ci sono capolavori di Andrea Mantegna (suo il celebre Cristo morto), Piero della Francesca, Raffaello e Bramante.
Cifre cui si aggiunge il numero degli studenti che lo frequentano: circa 3500 oggi, di cui 850 stranieri.
Un progetto, per il polo di Brera esiste da tempo. È la Grande Brera, che prevede lo spostamento delle attività didattiche dell’Accademia negli spazi della caserma Magenta, in via Mascheroni. Lo spostamento libererebbe 7mila metri quadrati, che sarebbero a disposizione della Pinacoteca di Brera. Ma consentirebbe anche la ristrutturazione logistica e immobiliare delle altre istituzioni del complesso, e l’apertura del collegamento con Palazzo Citterio, storica dimora a due passi da Brera e già di proprietà pubblica, oggi divisa da Brera da una serpentina abbandonata, regno di sterpaglie. 
Ma il progetto, privo ancora di uno stanzamento adeguato di fondi, langue da tempo. Se nel dicembre 2012 sono stati stanziati i primi fondi dal ministero dei Beni e delle attività culturali, si tratta di cifre del tutto inadeguate alla realizzazione del progetto. Secondo l’Associazione amici di Brera servirebbero tra i 120 e i 130 milioni di euro per la realizzazione del progetto Grande Brera, il cui protocollo d’intesa è stato firmato nel luglio 2010 dagli allora ministri dei Beni culturali, Istruzione e Difesa. Ma nel dicembe 2012 sono arrivati solo 23 milioni, il 17,7% del totale necessario.
Sono stati destinati quasi interamente alla ristrutturazione di Palazzo Citterio, mentre quattro milioni e mezzo saranno usati per ripristinare il tetto di Brera, e 1,5 milioni per liberare gli spazi della caserma Mascheroni dal suo consistente archivio. «Ma il vero problema», sostiene Piccinini, «resta l’assenza ancora oggi di un progetto complessivo che descriva gli step da affrontare e che organizzi con precisione gli spazi e i relativi usi». In questo limbo, Brera è diventata vergognosamente la Pompei del Nord. 
Uno scrigno in centro a Milano: l’Orto botanico di Brera
C’è tuttavia un esempio virtuoso dentro il complesso di Brera. È la risistemazione dell’orto botanico, una delle priorità individuate dall’Associazione amici di Brera. Con un investimento privato è riuscita a dare un nuovo accesso all’Orto botanico, una delle istituzioni più nascoste e meno note del complesso. Un cancello che sarà inaugurato a settembre “aprirà” l’orto alla città, rendendolo più visibile. «È un’intervento anche simbolico, che mostra la filosofia che sta alla base di tutto il progetto Grande Brera: quella di valorizzare ciò che oggi è ancora nascosto», spiega Leonardo Piccinini. 

«Non c’è nessun Paese al mondo che veda in così poco spazio tante ricchezze museali»,dichiarò in un’intervista della scorsa estate Aldo Bassetti, il presidente degli Amici di Brera. Anche l’Isola dei musei di Berlino diventerebbe seconda rispetto all'isola dei musei di Milano, con Brera e il suo Orto botanico, Palazzo Citterio, il nuovo museo di Piazza della Scala, la Galleria e il museo Poldi Pezzoli». 



Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/accademia-brera-degrado#ixzz2YTLn3E7o

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