“Oggi è un giorno di festa, perché la democrazia è una festa. Si può ignorare la decisione di un governo, ma non la decisione di un popolo. Oggi la democrazia batte la paura”. Alexis Tsipras ha scelto queste parole per commentare il referendum di oggi, 5 luglio, all’uscita dal seggio. E’ il giorno della verità per il Paese, la consultazione è stata indetta proprio dal primo ministro e riguarda le proposte dei creditori di Atene in cambio di ulteriori finanziamenti per il salvataggio del Paese. I cittadini devono esprimersi sull’accettare o meno (si può votare Sì o No) il progetto di accordo dell’Europa circa sostenibilità del debito greco e riforme. L’esito del voto lascerà il segno, anche perché Tsipras e Varoufakis hanno più volte dichiarato che in caso di vittoria del Sì se ne andranno. I seggi si sono aperti stamani, 5 luglio, alle 7 ora locale in Grecia (le 6 in Italia) e si chiuderanno alle 19. Gli aventi diritto al voto sono circa 9,8 milioni. Non sono previsti exit poll e le prime proiezioni attendibili dovrebbero essere disponibili attorno alle 21 locali.
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In mattinata ci sono state file fuori dai seggi, poi il flusso delle persone è diminuito. Gli umori degli elettori sono tesi:  “C’è poco da sorridere – dice Stelios Seferis, 40 anni, meccanico, sposato e con due figli -. Oggi ci giochiamo il tutto per tutto. O dentro o fuori dall’Europa, ancora con l’euro o con la dracma. Io non voglio tornare indietro, ho due figli e voglio un futuro per loro, per questo ho votato sì”. Padre Demetrios invece ha votato no, “perché i greci devono dire basta a quelli che vogliono comandarci in casa nostra e ci hanno ridotto alla fame”. “Io non volevo venire, sono vecchia – dice Yota Protopapas, un’altra elettrice -, ma i miei figli hanno tanto insistito perché venissi a votare sì. Mi hanno detto che solo così possiamo salvare il nostro Paese. Ma per me la Grecia ormai è morta”.
Ore 13.20 – Il membro francese del board della Bce, Benoit Courè ha detto che “la Banca centrale europea ha ben chiaro che se è necessario fare di più, farà di più”.
Ore 11.50 – Beppe Grillo lancia il suo appello su Twitter: “Votare NO al #referendum greco, parola di Nobel”. Nel link inserito a corredo del post, pubblicato sul blog del leader del M5s, vengono riportate le riflessioni di Paul Krugman e di Joseph Stiglitz, rispettivamente premi Nobel per l’economia nel 2008 e nel 2001, e di Thomas Piketty, economista di fama internazionale.
Ore 11.40 – Al voto anche il leader di Nea Dimokratia Antonis Samaras, che ha ribadito: “I greci decidono oggi il futuro del Paese. Sì alla Grecia, sì all’Europa”.
Ore 11.30 – Ha votato a Faliro il ministro delle finanze Yanis Varoufakis: “E’ una celebrazione della democrazia – ha dichiarato – Gli enormi fallimenti dell’Eurogruppo hanno portato a un ultimatum al quale la gente non ha potuto rispondere. Oggi può dare la sua risposta”. Il referendum di oggi, ha detto, può dimostrare che “la moneta unica e la democrazia sono compatibili”.
Ore 10.50 –  Le delegazioni di Sel e dei parlamentari di sinistra italiani hanno raggiunto piazzaSyntagma, per poi essere accolti nella sede di Syriza. Nichi Vendola ha detto che “non c’è nessun derby tra dracma e euro. E’ uno dei soliti falsi che confeziona il presidente del Consiglio. Né Syriza, né Tsipras propongono l’uscita dall’euro”. Secondo Stefano Fassina, ex Pd giunto anche lui ad Atene invece “siamo qui per sostenere le ragioni del no ma anche per gli interessi dell’Italia perché è importante essere qui”.
Ore 10.45 – A mettere in guardia dal votare No è il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, secondo cui “se (i greci, ndr) diranno no, dovranno introdurre un’altra moneta dopo il referendum, perché l’euro non è disponibile come mezzo di pagamento” e “come faranno a pagare gli stipendi? Come faranno a pagare le pensioni? Nel momento in cui qualcuno introduce una nuova moneta, esce dalla zona euro”.
Ore 10.30 – Hanno votato Sì i leader di To Potami Stavros Theodorakis e del Pasok, Fofi Gennimata. Il primo ha detto di sperare che “il seme della divisione non darà i suoi frutti. Dobbiamo affrontare uniti i grandi problemi del Paese”. Mentre per la presidente socialista “è il momento della decisione e della responsabilità. Vogliamo un accordo che funzioni. Mandiamo un forte Sì in Grecia ed Europa”.
Ore 10 – Ha votato il ministro della Difesa Kommenos. Rispondendo ad una domanda, ha detto che “i bancomat? Li ha chiusi l’opposizione”, secondo lui cioè, dietro la chiusura delle banche ci sarebbe una manovra internazionale ispirata dall’opposizione al governo.
Ore 9.40 – Ha votato il presidente della repubblica Prokopis Pavlopoulos, che ha dichiarato: “Oggi è la giornata dei cittadini, che devono decidere secondo coscienza e secondo gli interessi della nazione. Indipendentemente dal risultato, dobbiamo votare, come fecero i nostri antenati. Poi andremo avanti, tutti insieme”.
Ore 9.30 –  Ha votato Alexis Tsipras, accolto da una folla enorme di giornalisti e curiosi.  “Oggi è un giorno di festa – ha detto all’uscita dal seggio – perché la democrazia è una festa. Si può ignorare la decisione di un governo, ma non la decisione di un popolo. Oggi la democrazia batte la paura”. E su Twitter scrive: “Oggi la democrazia decide per un domani migliore per tutti noi, in Grecia e in Europa”.
Ore 8 – File ai seggi. Promotori del sì e del no continuano a distribuire materiale anche davanti ai seggi per convincere gli indecisi che risulteranno determinanti per la vittoria.
Ore 7.45 – Tra i primi leader politici a votare c’è stato l’ex premier Kostas Karamanlis, tornato in questi giorni sugli schermi tv per un forte appello a votare Sì.
Matteo Renzi, in un’intervista al Messaggero intanto, sottolinea che Angela Merkel sa bene che dovrà trattare, qualunque sia l’esito della consultazione: “Dal giorno dopo (il referendum ndr) si dovrà tornare a parlare e la prima a saperlo è proprio Angela Merkel. Ovviamente è impossibile salvare la Grecia senza l’impegno del governo greco”. L’Italia, chiarisce poi Renzi, non intende azzerare il prestito di 10 mld fatto alla Grecia. “Il nostro Paese – si limita a dire – partecipa ai salvataggi assieme alle altre istituzioni internazionali. Tutto qui. E questi denari sono già computati nel debito pubblico».