Il servizio di Naomi Klein per Mediapart.fr
Siamo a Parigi nel giorno di apertura del vertice dell’Onu sul clima, Cop21. Ci troviamo sulla strada che avrebbe dovuto essere riempita da centinaia di migliaia di persone, alcuni hanno parlato anche di un milione. Obiettivo, chiedere risposte per una giustizia climatica molto più incisiva di quanto proposto oggi dagli attuali dirigenti politici.  La manifestazione avrebbe dovuto tenersi il primo giorno del vertice per dire: “Tracciamo delle linee nette ed chiediamo che l’accordo sul clima sia equo, giuridicamente esigibile, ambizioso. Sappiamo che possiamo arrivare al 100% delle energie rinnovabili. Possiamo arrivarci molto più in fretta di quanto dicano le nostre leadership, quindi facciamolo ora!”
Questo era il programma previsto, ma poi ci sono stati gli attacchi del 13 novembre, dopo i quali il governo francese ha dichiarato lo stato di emergenza. Certamente, la sicurezza è questione molto importante oggi in Francia, ma il governo ha deciso di annullare le manifestazioni previste per Cop21. Ha annullato il corteo e anche gli altri appuntamenti di protesta e tutto ciò che rientra nella categorie di “attività esterne”.

Quello che vediamo, dunque, è un atto di sfida. 5000 persone sono scese in strada senza ben sapere cosa attendersi. Non sapevano se sarebbero stati arrestati o come la polizia avrebbe reagito. Neanche gli organizzatori erano in grado di offrire garanzie. Ma sono venute lo stesso. Io penso che queste persone trasmettano un messaggio molto importante. Nel primo giorno del vertice loro affermano che tutte le sicurezze sono importanti, non conta solo quella di Stato. Non potrà esserci sicurezza in un mondo il cui riscaldamento globale rischia di aumentare di 3 gradi.
Quanto parlo di “teoria dello choc”, parlo dei governi e di poteri in generale che approfittano delle crisi reali, e la crisi in Francia oggi è certamente reale, per imporre progetti che avevano già in mente di realizzare. E’ quello cui assistiamo oggi. Il governo francese voleva già restringere il diritto alla protezione dei dati personali e oggi questa politica di sorveglianza è rafforzata. Allo stesso tempo sappiamo anche che il governo francese era preoccupato dalla prospettiva di una manifestazione di migliaia di persone e cercava di impedirla.
Ecco, siamo di fronte a un classico esempio di applicazione della teoria dello choc. Cercano di utilizzare lo stato di emergenza per ridurre al silenzio manifestanti che già davano fastidio. Solo che, quello che sta avvenendo, è che le persone non intendono farsi ridurre al silenzio. Abbiamo visto le perquisizioni preventive dei luoghi in cui vivono i militanti, 24 dei quali sono stati posti ai domiciliari per tutta la durata del vertice. Vediamo all’opera delle specie di brigate “preventive” che arrestano persone per cose che non hanno ancora fatto. E’ questo il tipo di atmosfera in cui si tengono le manifestazioni.
Quando si segue un vertice Onu sul clima si tratta di un evento terribilmente burocratico. Il vocabolario utilizzato, se non si è super-esperti di clima, è molto difficile da comprendere. Ci sono una serie di acronimi: Cnucc, Giec, solo per citare i più facili. Poi ci sono gli obiettivi di temperatura, quelli di riduzione delle emissioni. Ma dietro tutto questo linguaggio, questi acronimi, queste cifre ci sono delle vite umane, risorse vitali, culture antiche, tradizioni.
Gli abitanti degli Stati insulari del Pacifico vogliono limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi, per sopravvivere. Era il loro slogan nei vertici precedenti. Queste persone si battono per la lotta più essenziale che si possa immaginare. Quand oa Copenaghen, nel 2009, è stato fissato l’obiettivo di limitare il riscaldamento a 2 gradi, molti delegati africani hanno protestato dentro il centro conferenze per dire che quella avrebbe rappresentato una condanna a morte per l’Africa perché un tale riscaldamento avrebbe reso la terra invivibile.
Noi siamo a Parigi in un momento di lutto e tristezza. La perdite di vite umane è estremamente visibile. Non dico affatto che queste espressioni di dolore non debbano esprimersi. Anzi, sono estremamente importanti perché mostrano fino a che punto la vita sia importante. Ma credo anche che ciò che deve prodursi durante il vertice è che il cerchio del lutto, il cerchio del valore della vita deve estendersi per includere tutti.